Argento colloidale: che cos’è e quali sono le sue possibili applicazioni nel cavo orale

Prima di iniziare a parlare dell’argento colloidale dobbiamo fare una premessa.

L’argento colloidale ionico è oggetto di molte diatribe scientifiche e mediche per la sua reale efficacia. Nel 1999 l’FDA ne vieta l’utilizzo farmacologico per uso sistemico, a seguire nel 2010 anche l’Italia (tutte le autorizzazioni dei presidi farmacologici in commercio contenenti argento colloidale sono state revocate dall’ AIFA) e altri paesi europei ne vietano l’utilizzo farmacologico per via sistemica e topica, non integrandolo ne’ come farmaco, ne’ come integratore, ne’ come alimento. Bensì l’argento colloidale per normative legislative viene catalogato in due maniere:  o come cosmetico\cosmeceutico o alcune aziende lo certificano come dispositivo medico. Le motivazioni che spingono questi enti a prendere tale decisione, sono dettate dal fatto che  ad oggi non ci sono abbastanza studi che ne dimostrino l’efficacia per un uso sistemico, infatti, molti degli studi condotti (come vedremo) sono in vitro. Dal 1 ° gennaio 2010, con il Regolamento CE N. 1170/2009 del 30 novembre 2009, argento e oro non sono più oligoelementi autorizzati neanche per il consumo umano.

I prodotti che si trovano in commercio sono prodotti per “forma e benessere” e non possono in alcun modo essere considerati farmaci.

Un cosmetico viene definito dal Ministero della Salute come: 

“Qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei.”

Un dispositivo medico viene definito:
“Qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione, compreso il software informatico

impiegato per il corretto funzionamento e destinato dal fabbricante ad esser impiegato nell’uomo a scopo di:
– diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia;
– diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap;
– studio, sostituzione o modifica dell’anatomia o di un processo fisiologico;
– intervento sul concepimento,
a cui azione principale voluta nel o sul corpo umano non sia conseguita con mezzi farmacologici né immunologia né mediante metabolismo, ma la cui funzione possa essere assistita da questi mezzi”

Nello specifico l’argento colloidale rientra come dispositivo medico di classe 1 secondo la Direttiva Europea 93/42/CEE IX Regola 5:

Dispositivo invasivo: dispositivo che penetra parzialmente o interamente nel corpo tramite un orifizio del corpo o una superficie corporea.

Regola 5: Tutti i dispositivi invasivi in relazione con gli orifizi del corpo, diversi dai dispositivi invasivi di tipo chirurgico, che non sono destinati ad essere allacciati ad un dispositivo medico attivo; rientrano nella classe I se sono destinati ad un uso temporaneo.

L’utilizzo dell’argento colloidale può essere quindi giustificato nel nostro settore poiché nella definizione di cosmetico\ dispositivo medico vengono comprese le applicazioni topiche su mucose e denti. 

Questa premessa è fondamentale per approcciarci ad un prodotto che può trovare dei settori di applicazione nella nostra pratica lavorativa, ma con l’accortezza che possiamo farne un utilizzo esclusivamente topico e per sole problematiche relative al cavo orale. Se i pazienti, di loro spontanea volontà, lo assumono per via sistemica dovremmo essere in grado di consigliarne un appropriato utilizzo e metterli al corrente delle possibili controindicazioni. Rimangono presidi esclusivamente ad uso temporaneo e non ad uso cronico.

E dopo questo preambolo, doveroso, possiamo iniziare a parlare di argento colloidale.

L’argento è un metallo di transizione, inserito nella tavola periodica con il numero 47. È un metallo molto duttile e malleabile dall’alta conducibilità termica. Ha svariati utilizzi: impiegato nella gioielleria, nella fotografia sotto forma di alogenuro d’argento, come catalizzatore, come additivo alimentare E174 (nelle caramelle che hanno aspetto metallico) e sotto forma di ioni d’argento per la disinfezione delle acque. 

Ma uno degli forme meno conosciute di questo metallo prezioso è sicuramente la sua forma colloidale. 

L’argento colloidale è un liquido in cui troviamo in sospensione particelle d’argento in acqua depurata, che potrà essere demineralizzata, distillata o bidistillata. Quella bidistillata risulterà essere la scelta migliore per garantirne la purezza finale del prodotto.

Si definisce colloidale un sistema costituito dalla dispersione di una sostanza solida, liquida o gassosa, definita fase dispersa (in questo caso l’Argento), all’interno di un’altra sostanza, definita fase disperdente (l’acqua), che può essere anch’essa solida, liquida o gassosa. Per parlare di sistema colloidale le particelle dovranno avere una grandezza compresa tra 1 nanometro e 500 nanometri. Il processo prevede l’impartizione di tensione elettrica tramite due elettrodi (positivo e negativo) di argento puro. Dagli elettrodi si scindono particelle di ioni d’argento molto fini, insolubili e ioni d’argento Ag0 solubili in acqua.  Sono proprio queste  ultime particelle quelle di nostro interesse ad interagire con virus, batteri e miceti ed esplicare attività antibatterica, antivirale e antimicotica.

Oltre alla forma colloidale classica, esistono altre forme più evolute di argento colloidale da nanoparticelle AgNPs, citrate AgNPs, PVP AgNPs. Le quali sembrano avere più efficacia e stabilità. L’ultima scoperta  è la variante SynthAg® (Evolution ™).

Ma quali sono stati i suoi primi utilizzi?

La storia dell’utilizzo dell’argento come rimedio medico risale fin ai tempi degli antichi romani, egizi, cinesi e persiani, dove l’utilizzo di posate e stoviglie d’argento nei banchetti nobiliari, si pensava allontanasse le malattie. La leggenda narra che proprio dall’utilizzo, e tal volta assunzione interna,  di questo metallo prezioso derivi il detto “sangue blu” nobiliare. Gli usi in medicina dell’argento si devono ai Macedoni che sfruttavano delle lamine di questo metallo per curare le ferite e prevenire le infezioni. Nel libro De Materia Medica di Discoride se ne citano le svariate proprietà per le ferite e la cicatrizzazione. In particolare, prima dell’anno Mille in epoca di pestilenze, l’argento veniva utilizzato sulle piaghe e sulle ferite per disinfettarle. Ippocrate ed Erodoto ne riportano il loro utilizzo nei loro manoscritti. E’ noto, che in antichità, le soluzioni a base di nitrato d’argento venissero ampiamente sfruttate come antibiotico.

Con l’avvento della scoperta delle penicilline e degli antibiotici, l’argento venne accantonato anche se negli ultimi anni ha ripreso piede nelle medicine alternative e nella sanificazione dei materiali.

Il suo utilizzo in epoca moderna arriva perfino nella stazione spaziale per disinfettare le acque degli astronauti.

Prima delle nuove legislazioni citate in precedenza, l’argento colloidale veniva utilizzato sia per via sistemica che topica anche a scopi medici. Gli si attribuisce potere antibatterico, antivirale e antimicotico. Alcuni articoli (di natura non prettamente scientifica e validata), attribuiscono all’argento la capacità di agire contro più di 650 microrganismi. (1,2,3)

I meccanismi d’azione di questa principio attivo si esplicano principalmente in 4 maniere (4):

  • Distruzione delle strutture cellulari e inattivazione degli enzimi. Dovuta alla formazione di composti  solfuro;
  • Compromissione dell’approvvigionamento energetico, con la distruzione dei mitocondri;
  • Interazione con la membrana cellulare, alternandone la permeabilità e
  • Inibizione della riproduzione genetica, impedendone la duplicazione cellulare.

Vi lascio qui un video preso da Youtube acquisito da Hydromed sul funzionamento degli ioni d’argento su alcuni tipi di cellule come anche i protozoi, dove è bene evidente la distruzione cellulare e la disgregazione della membrana cellulare.
http://https://www.youtube.com/watchv=msSAadAtE2g&feature=youtu.be

Tali meccanismi d’azione hanno un effetto citotossico anche sull’uomo ma a dosaggi molto elevati, mentre risultano molto efficaci su virus, batteri e miceti.

In commercio le soluzioni che possiamo reperire hanno concentrazioni di ioni d’argento che oscillano dai 10 ppm (automedicazione) fino ai 100 ppm ( per uso medico). La dose tossica per l’uomo è di 2 mg die. Considerando una soluzione a 20 pmm (20 mg\L) serviranno 100 ml perché sia tossica. Quindi comunque una quantità molto elevata per esser considerata tossica.

Effetti collaterali dell’argento colloidale
L’assunzione protratta di questi prodotti potrebbe causare un accumulo di argento a carico di diversi organi ( milza, fegato, pelle, cervello, intestino…). Questo potrebbe causare Argiria (5,6, Fig.1), una patologia irreversibile che implica una colorazione grigio bluastra della pelle o del sito interessato. Si tratta di una patologia molto rara al giorno d’oggi, ma comunque possibile se il prodotto a base di argento non venisse utilizzato in maniera coscienziosa! L’argiria, oltre alla patognomonica colorazione cutanea, può indurre anche deficit neuronali, epatici e renali qualora  l’argento venisse assunto in dosi molto elevate. 

Altre possibili effetti indesiderati sono correlati ad allergie al principio attivo e irritazioni della pelle (da citotossicità locale).  

Fig. 1 Caso clinico di argiria, con la classica manifestazione dell’ “Uomo blu”. 

Interazioni farmacologiche
L’assunzione di argento colloidale è sconsigliato in caso di terapie con: antibiotici, levotiroxina (Eutirox, Tirosint) e penicillamina. Inoltre, non dovrebbe essere assunto ( in nessuna delle sue forme ) in stato di gravidanza e in allattamento, poiché in grado di passare la barriera placentare. 

Indicazioni cliniche
I suoi principali utilizzi in campo medico (prima che ne fosse revocato l’uso sistemico): infezioni respiratorie come influenze e raffreddori, infezioni oculari, infezioni della pelle, herpes, acne, psoriasi, infezioni urogenitali e digestive, infiammazioni della bocca, infezioni fungine come la candida. 

La sua applicazione trova riscontro anche in campo zootecnico e agroalimentare.

Le forme in cui viene solitamente formulato sono: spray, in gocce o addizionato a creme. Viene prevalentemente utilizzato tramite aerosol, collutori, cerotti, spray o in purezza sulla pelle. 

Nel settore dentale la formulazione disponibile che ci potrebbe essere più utile sono le soluzioni di argento in gocce per ottenere un collutorio, che non andrebbe diluito in acqua, poiché gli ioni disinfetterebbero l’acqua e non la bocca. Quindi, meglio usarlo puro e poi non sciacquare per almeno 5\10 minuti, sputando solo l’eccesso, oppure imbibendo un Cotton Fioc per poi eseguire delle toccature direttamente sulla parte da trattare. 

Nel caso invece si faccia uso di collutori con l’argento stabilizzato e pronto all’uso, allora vanno seguite le indicazioni della casa produttrice.

Ma con quali evidenze scientifiche? Cosa ci dice la letteratura in merito all’utilizzo per problematiche del cavo orale?

L’articolo di Emmanuel e coll. (7) ci riporta il possibile utilizzo dell’argento colloidale in soluzione all’estratto di j.glauca (una pianta con proprietà medicamentose) contro batteri patogeni della carie, parodontali e di alcuni tipi di miceti. I test in vitro hanno dimostrato che l’ AgNPs ha buone capacità di inibire la proliferazione batterica di streptococco mutans, candida albicans, Lactobacillus acidophilus, escherichia coli ed altri batteri patogeni. L’azione antibatterica si evidenziava anche in un altro studio dove l’argento colloidale in combinazione ad antibiotici quali: Claritronicina e Azitromicina, amplificava la capacità inibente di questi due farmaci, (8) ciò mette in luce l’azione sinergica dell’argento con gli antibiotici permettendo di ridurre la concentrazione dei farmaci per ottenere la stessa risposta antimicrobica che avrebbero avuto i due macrolidi da soli a dosaggi più elevati (test in vitro).

Il recente studio di Tran e coll (9) testa l’azione antibatterica in vitro di un gel a base di AgNPs contro tre batteri responsabili della carie: Streptococcus mutans, Streptococcus sanguis, Streptococcus salivarius. Il gel d’Argento dopo 24H ha dimostrato di avere capacità inibitoria su tutte e tre le culture e anche sulla cultura in cui erano state inserite tutte e tre le specie batteriche. Sicuramente uno studio che meriterebbe di passare da in vitro ad in vivo visto il particolare interesse per batteri che ci riguardano direttamente. Una possibile applicazione  potrebbe essere all’interno di un dentifricio, per capire se in vivo avrebbe la stessa capacità di inibire la formazione di placca e batteri patogeni, senza dare fenomeni di assorbimento sistemico, come sfortunatamente è successo nello studio che segue.

Un lavoro in vivo su topi (10), ha messo a confronto l’utilizzo di brackets rivestiti con ioni d’argento e brackets classici. I topi che avevano i brackets con Argento hanno evidenziato una minor capacità di formare carie, una conta di S.Mutans ridotta e meno White spot intorno agli attacchi. Rimane ancora fortemente dubbio l’utilizzo di questo tipo di presidio ortodontico nell’uomo, poiché a 7 giorni, la concentrazione di ioni d’argento nel sangue era molto elevata. Sicuramente potrebbe essere una buona strada di ricerca per gestire i pazienti cariorecettivi in ortodonzia, ma con ancora molte remore per la possibile tossicità. Anche Meng-Meng Lu e coll (11) testano l’argento in nanoparticelle contro lo Streptococco Mutans questa volta combinato alla clorexidina (CHX). Evidenziando che gli ioni argento ridurrebbero la tossicità tissutale della CHX, aumentandone l’efficacia contro questo batterio.

Due review del 2018 e 2020 (12,13) trattano tutti i possibili impieghi che le nanoparticelle d’argento potrebbero svolgere nella pratica odontoiatrica. A livello protesico, suggeriscono di incorporare l’argento nelle resine per la produzione di protesi totali o parziali, con lo scopo di prevenire infezioni micotiche e infiammazioni mucogengivali. In ambito conservativo\endodontico, invece, ipotizzano l’utilizzo di argento integrato nei compositi aiuterebbe a ridurre la carica batterica e a disinfettare i canali. In ortodonzia, come abbiamo già visto, lo consigliano di inserire nel rivestimento dei brackets per una diminuzione l’adesione dello S.Mutans. A livello parodontale, oltre a possedere attività antibatterica, si è visto che ha un’azione antinfiammatoria, di produzione di neocollagene e di soppressione della ciclossigenasi-2 (COX2); quindi risulterebbe utile nei mantenimenti post terapia causale e nelle lesioni dei tessuti molli come le afte. Per di più, addittivandolo in caso di trattamenti antibiotici, ne aumenterebbe l’efficacia con una dose minore. Infine, a livello chirurgico implantare, rivestendo la superficie degli impianti con argento, potrebbe diminuire la carica batterica e l’eventuale fibrointegrazione o infezione perimplantare.

 Ci sono però tante criticità da tenere in considerazione:

  • Tutti gli studi sono in vitro, tranne alcuni che sono in vivo su topi. 
  • La tossicità per un esposizione a lungo termine non è stata ancora valutata per questo tipo di prodotti. Su topi i valori ematici di argento risultavano comunque sopra la soglia dopo soli 7 giorni!
  • Il mondo commerciale dei prodotti a base di argento colloidale è vastissimo, bisogna però ricercare prodotti certificati e prodotti secondo criteri rigidissimi di sicurezza e legalità.
  • Tolto l’utilizzo topico (sottoforma di cosmetico) non possiamo, da professionisti, consigliarne l’uso sistemico perché vietato dalla legge italiana.

A livello del cavo orale i benefici testati potrebbero davvero fare la differenza per la nostra professione in futuro. Le nuove tecnologie e le nuove ricerche potranno evolversi, facendo studi in vivo su umano e determinando la reale soglia di tossicità per l’uomo di questo prodotto.

La comunità scientifica concorda con il dire che l’argento deve essere utilizzato in scienza e coscienza, sotto stretto controllo medico e non autosomministrato per via sistemica (in Italia).

Le soluzioni spray nasali e spray orali possono essere utilizzate, ma sempre sotto consiglio professionale e sotto controllo medico. Nella pratica clinica gli ioni d’argento potrebbero aiutarci nella disinfezione degli ambienti, dei riuniti, delle mani, delle superfici, mascherine e a livello del cavo orale tramite collutori e spray. La tossicità (17,18,19) delle nuove forme di argento colloidale è sicuramente minore rispetto alle forme passate, per cui tramite la continua sperimentazione i nuovi prodotti riusciranno ad equilibrare gli effetti benefici a discapito della possibile interferenza nociva sistemica. Con l’augurio che questo prodotto potrà davvero aiutare noi professionisti ,in primis, e la qualità di vita dei nostri pazienti (ricordiamoci: PRIMUM NON NOCERE!), al momento facciamone un uso coscienzioso e monitoriamo con costanza i nostri pazienti. 

 

BIBLIOGRAFIA
www.issalute.it
salute.gov.it

1)Vila Domínguez A, Ayerbe Algaba R, Miró Canturri A, Rodríguez Villodres Á, Smani Y. Antibacterial Activity of Colloidal Silver against Gram-Negative and Gram-Positive Bacteria. Antibiotics (Basel). 2020 Jan 19;9(1):36. doi: 10.3390/antibiotics9010036. PMID: 31963769; PMCID: PMC7167925.

2)Monteiro DR, Gorup LF, Silva S, Negri M, de Camargo ER, Oliveira R, Barbosa DB, Henriques M. Silver colloidal nanoparticles: antifungal effect against adhered cells and biofilms of Candida albicans and Candida glabrata. Biofouling. 2011 Aug;27(7):711-9. doi: 10.1080/08927014.2011.599101. PMID: 21756192.

3)Rónavári A, Igaz N, Gopisetty MK, Szerencsés B, Kovács D, Papp C, Vágvölgyi C, Boros IM, Kónya Z, Kiricsi M, Pfeiffer I. Biosynthesized silver and gold nanoparticles are potent antimycotics against opportunistic pathogenic yeasts and dermatophytes. Int J Nanomedicine. 2018 Feb 1;13:695-703. doi: 10.2147/IJN.S152010. PMID: 29440895; PMCID: PMC5798539.

4) Lansdown AB. Silver in health care: antimicrobial effects and safety in use. Curr Probl Dermatol. 2006;33:17-34. doi: 10.1159/000093928. PMID: 16766878.

5) Hadrup N, Lam HR. Oral toxicity of silver ions, silver nanoparticles and colloidal silver–a review. Regul Toxicol Pharmacol. 2014 Feb;68(1):1-7. doi: 10.1016/j.yrtph.2013.11.002. Epub 2013 Nov 12. PMID: 24231525.

6)Hadrup N, Sharma AK, Loeschner K. Toxicity of silver ions, metallic silver, and silver nanoparticle materials after in vivo dermal and mucosal surface exposure: A review. Regul Toxicol Pharmacol. 2018 Oct;98:257-267. doi: 10.1016/j.yrtph.2018.08.007. Epub 2018 Aug 17. PMID: 30125612.

7)Emmanuel R, Palanisamy S, Chen SM, Chelladurai K, Padmavathy S, Saravanan M, Prakash P, Ajmal Ali M, Al-Hemaid FM. Antimicrobial efficacy of green synthesized drug blended silver nanoparticles against dental caries and periodontal disease causing microorganisms. Mater Sci Eng C Mater Biol Appl. 2015 Nov 1;56:374-9. doi: 10.1016/j.msec.2015.06.033. Epub 2015 Jun 17. PMID: 26249603.

8)Morones-Ramirez JR, Winkler JA, Spina CS, Collins JJ. Silver enhances antibiotic activity against gram-negative bacteria. Sci Transl Med. 2013 Jun 19;5(190):190ra81. doi: 10.1126/scitranslmed.3006276. PMID: 23785037; PMCID: PMC3771099.

9)Tran PL, Luth K, Wang J, Ray C, de Souza A, Mehta D, Moeller KW, Moeller CD, Reid TW. Efficacy of a silver colloidal gel against selected oral bacteria in vitro. F1000Res. 2019 Mar 7;8:267. doi: 10.12688/f1000research.17707.1. PMID: 31031971; PMCID: PMC6468711.

10)Metin-Gürsoy G, Taner L, Akca G. Nanosilver coated orthodontic brackets: in vivo antibacterial properties and ion release. Eur J Orthod. 2017 Feb;39(1):9-16. doi: 10.1093/ejo/cjv097. Epub 2016 Jan 18. PMID: 26787659.

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12)Yin IX, Zhang J, Zhao IS, Mei ML, Li Q, Chu CH. The Antibacterial Mechanism of Silver Nanoparticles and Its Application in Dentistry. Int J Nanomedicine. 2020 Apr 17;15:2555-2562. doi: 10.2147/IJN.S246764. PMID: 32368040; PMCID: PMC7174845.

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14)L’argento colloidale. Un potente rimedio naturale. Gabriele Graziani, Luciano Graziani. Macro Edizioni.

15)Fung MC, Bowen DL. Silver products for medical indications: risk-benefit assessment. J Toxicol Clin Toxicol. 1996;34(1):119-26. doi: 10.3109/15563659609020246. PMID: 8632503.

16)Hernández-Sierra JF, Ruiz F, Pena DC, Martínez-Gutiérrez F, Martínez AE, Guillén Ade J, Tapia-Pérez H, Castañón GM. The antimicrobial sensitivity of Streptococcus mutans to nanoparticles of silver, zinc oxide, and gold. Nanomedicine. 2008 Sep;4(3):237-40. doi: 10.1016/j.nano.2008.04.005. Epub 2008 Jun 20. PMID: 18565800.

17)Montano E, Vivo M, Guarino AM, di Martino O, Di Luccia B, Calabrò V, Caserta S, Pollice A. Colloidal Silver Induces Cytoskeleton Reorganization and E-Cadherin Recruitment at Cell-Cell Contacts in HaCaT Cells. Pharmaceuticals (Basel). 2019 May 15;12(2):72. doi: 10.3390/ph12020072. PMID: 31096606; PMCID: PMC6631624.

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19)https://www.iss.it/documents/20126/45616/18_15_web.pdf/956cf8c7-eb83-6def-a6b6-ac71a506a005?t=1581095801805