La storia del chewing gum e il ruolo dello xilitolo

Come Igienisti Dentali, spesso ci confrontiamo con strumenti e sostanze che, pur essendo “di uso quotidiano”, hanno alle spalle una storia affascinante e un impatto clinico rilevante, come il chewing gum. 

Dalle origini antiche al prodotto commerciale moderno 

 L’abitudine di masticare sostanze naturali è probabilmente più antica di quanto si pensi. In Scandinavia, oltre 5.000 anni fa, si masticava la resina di betulla — non per gioco, ma probabilmente per contribuire all’igiene orale e rinfrescare l’alito. Alcuni reperti mostrano impronte dentali su pezzi di resina trovati nel sito di Kierikki, Finlandia. 

Nella cultura mediterranea, gli antichi Greci conoscevano il mastice, la resina del lentisco: un materiale elastico, dal quale ha tratto origine il verbo “masticare”. Nei territori americani, Maya e Aztechi usavano il chicle, la linfa della pianta sapodilla, come sostanza da masticare per placare la fame o semplicemente per un gesto sociale condiviso. 

L’idea di trasformare queste resine naturali in un prodotto commerciale avvenne più tardi, nel XIX secolo negli Stati Uniti. I coloni notarono che le popolazioni locali masticavano la resina d’abete, e incominciarono a confezionarla: nel 1848 John B. Curtis mise in commercio “The State of Maine Pure Spruce Gum”. Più avanti, Thomas Adams sperimentò l’uso del chicle per scopi industriali, ma fallì nel suo intento; tuttavia scoprì che quella sostanza era perfetta da masticare: nel 1869 nacque Adams New York Chewing Gum. Così, da un fallimento tecnico nacque un’icona della cultura pop americana. 

Con il passare del tempo, la gomma da masticare si evolse: si aggiunsero zucchero, aromi, coloranti, e divenne un prodotto di consumo di massa. Nel 1928, Walter Diemer sviluppò la prima bubble gum (Dubble Bubble), con una capacità di “soffiare bolle” che divenne fenomeno culturale. Il celebre colore rosa sarebbe stato dovuto a un semplice caso: era l’unico colorante disponibile in quel momento. 

Durante la Seconda guerra mondiale,il chewing gum faceva parte della razione alimentare dei soldati americani: nei deserti o climi aridi servivano a mantenere la bocca umida, a dare conforto e distrazione. In tutti i Paesi europei in cui entravano per liberare le popolazioni dai regimi nazisti e fascisti, donavano il chewing gum alla popolazione, che scoprì così questo prodotto e la sua cultura. Il primo chewing gum nato in Italia fu Brooklyn, la gomma del ponte, ispirato proprio alle origini americane del prodotto. 

L’era moderna: chimica, salute e innovazione 

Oggi, quasi nessuna gomma da masticare contiene più chicle naturale: la base gommosa è quasi sempre costituita da polimeri sintetici, che hanno elasticità, durata e costo più sostenibili. A questi si aggiungono zuccheri o dolcificanti, aromi e additivi funzionali. 
Fra questi additivi, spicca lo xilitolo, che ha guadagnato un ruolo importante nei chewing gum “funzionali” e “senza zucchero”. Ma cos’è esattamente, e perché tanti studi lo considerano interessante nel contesto della salute orale? 

Che cos’è lo xilitolo e come arriva nei chewing gum

Lo xilitolo è un poliolo (o zucchero-alcol), con un dolce sapore simile al saccarosio ma con un potere calorico decisamente inferiore. Per il mondo odontoiatrico è interessante per le sue caratteristiche. 

● Non è fermentabile dai batteri cariogeni della placca; 

● Non provoca acidificazione del biofilm; 

● Permette, attraverso la masticazione, un rilascio graduale in bocca, offrendo un tempo di azione utile. 

Dal punto di vista della storia produttiva, lo xilitolo è conosciuto da fine Ottocento: nel 1891 chimici tedeschi e francesi lo isolarono a partire dalla corteccia di betulla, da cui il nome “zucchero di betulla”. 

Durante la Seconda guerra mondiale, la Finlandia affrontò penurie di zucchero e, grazie ai suoi vasti boschi di betulle, iniziò a produrlo su scala industriale. Nei decenni successivi, i ricercatori finlandesi studiarono anche le sue proprietà orali: scelsero il chewing gum come veicolo ideale per distribuirlo nei momenti successivi ai pasti. Nel 1975 il brand Jenkki introdusse il primo chewing gum con xilitolo al mondo (in Finlandia): un punto di svolta per l’industria della salute orale. 

Meccanismi d’azione: perché lo xilitolo è interessante per l’igiene orale 

Dal punto di vista clinico, lo xilitolo esercita i suoi effetti vantaggiosi per la salute orale attraverso diversi meccanismi, supportati da evidenze scientifiche: 

1. Inibizione della fermentazione batterica I batteri cariogeni come Streptococcus mutans non sono in grado di metabolizzare efficacemente lo xilitolo, quindi non generano gli acidi che portano alla demineralizzazione. PMC+2ScienceDirect+2 

2. Riduzione della placca batterica Diversi studi osservazionali e clinici indicano che la masticazione regolare di chewing gum contenenti xilitolo porta a una diminuzione significativa dell’accumulo di placca rispetto a chewing gum con sorbitolo o con altri dolcificanti. PMC+2PMC+2 

3. Modulazione del microbioma orale Recenti studi hanno mostrato che l’uso di chewing gum allo xilitolo può ridurre la presenza di batteri cariogeni e favorire un microbioma meno acidogeno e meno pro-infiammatorio. PMC+1 

4. Stimolazione della salivazione Masticare induce un aumento del flusso salivare, che aiuta a tamponare gli acidi prodotti, aumentare il pH e favorire la remineralizzazione dello smalto (attraverso il trasporto di calcio e fosfato).

5. Riduzione dell’incidenza di carie Numerose revisioni sistematiche e meta-analisi suggeriscono che consumi regolari di xilitolo (tipicamente 5–10 g/die) possono ridurre l’incidenza di carie dal 30% all’80% rispetto ai controlli, se integrati in un contesto preventivo completo. PMC+3Lippincott+3SpringerLink+3 

È importante notare, però, che non tutte le revisioni sono unanimi: alcuni risultati sono eterogenei e la qualità metodologica delle ricerche varia. AAPD+1 

Limiti, dosaggi, raccomandazioni pratiche 

Come ogni strumento, lo xilitolo ha i suoi limiti e condizioni d’uso: 

● Per avere un effetto clinicamente significativo, è spesso necessario che il consumo sia frequente e regolare: non basta masticare un chewing gum ogni tanto. 

● Dose tipiche efficaci sono considerate tra 5 e 10 g al giorno, distribuiti in più sessioni di masticazione. Lippincott+2AAPD+2 

● Alcune persone possono manifestare disturbi gastrointestinali (gonfiore, flatulenza) a causa della fermentazione di polialcoli in intestino, specialmente se assunti in elevate quantità. 

● Inoltre, non si può pensare che il chewing gum con xilitolo sia un sostituto dell’igiene meccanica: rimane un supporto

● Infine, la letteratura non è unanime al punto da accettare l’efficacia dello xilitolo come intervento isolato: va integrato in protocolli combinati con profilassi, fluoruri e igiene professionale. 

Implicazioni per la nostra pratica di igienisti dentali 

Che ruolo possiamo assegnare oggi allo xilitolo nella nostra pratica? Alcune riflessioni: 

● In soggetti con rischio carie moderato, suggerire chewing gum senza zucchero con xilitolo come complemento postprandiale può avere un valore aggiunto — a patto che il paziente aderisca con costanza. 

● È utile inserirlo nell’educazione motivazionale: spiegare “cosa fa” lo xilitolo, come e quando va usato, per evitare illusioni o usi irregolari. 

● Nella progettazione di protocolli preventivi, può essere un “pezzo del puzzle”, non l’unico. 

● Dove possibile, scegliere gomme con certificazioni o studi clinici che supportino la concentrazione di xilitolo impiegata. 

● Monitorare la tolleranza individuale del paziente — se compaiono disturbi gastrointestinali, ridurre la dose o sospendere. 

Conclusione 

Dal semplice gesto di masticare un chewing gum fino all’uso consapevole dello xilitolo, il percorso è lungo ma non privo di valore clinico. Per noi igienisti dentali, conoscere queste storie — chimiche, biologiche e sociali — arricchisce la consulenza che offriamo ai pazienti. Lo xilitolo non è una panacea, ma rappresenta un utile alleato se usato con criterio, all’interno di un approccio di prevenzione integrata e personalizzata.