Finalmente un po’ di positività. Finalmente qualcuno ha detto e ha fatto vedere come sarà normale che tutti i protocolli di prevenzione delle infezioni crociate dovranno essere rispettati e potenziati per poter tornare a garantire ai nostri pazienti i protocolli e le terapie a cui erano abituati (e a cui eravamo abituati anche noi).
Per citare la Prof.ssa Annamaria Genovesi “indietro non si torna” ed è un po’ quello che ha detto ieri nel webinar di Swiss Dental Academy la Prof.ssa Magda Mensi.
Non lasciatevi fuorviare dal fatto che è un webinar evidentemente proposto da una azienda che ha fatto del protocollo GBT la propria bandiera, perché quello che è stato detto va ben oltre.
Ho finalmente sentito parlare di previsioni di rientro al lavoro in sicurezza per gli igienisti dentali, in attesa certamente dei protocolli vidimati da chi ne ha potere e competenza.
Ho sentito una voce rivolta a noi Igienisti Dentali, una voce di comprensione e di fiducia nei nostri confronti.
Le categorie di lavoratori in ambito odontoiatrico dovrebbero avere una certa familiarità nella gestione dei protocolli di protezione dalle infezioni crociate. E dico dovrebbero perché, come giustamente la Mensi ha detto ieri mattina, forse dobbiamo farci qualche domanda.
Quante volte ci siamo accorti di aver abbassato la mascherina?
Quante volte abbiamo riciclato la mascherina?
Quante volte ci siamo dimenticati di far fare lo sciacquo preliminare con clorexidina al nostro paziente?
Quante volte abbiamo aperto un cassetto con i guanti anche se magari solo con il mignolo?
Quante volte non abbiamo cambiato aria nella stanza per mancanza di tempo?
E potrei andare avanti per mezzora ad elencare domande di questo tipo e non nego, io in prima persona, che purtroppo nel tempo abbiamo tutti abbassato la guardia.
E allora che questa esperienza ci serva per riportare a un livello di attenzione massimo tutte le procedure già ben conosciute e prepariamoci ad aggiungerne altre.
Protocolli preoperativi e operativi che sicuramente in una prima fase saranno davvero molto ingombranti, in ogni senso possibile. Ma che forse nel giro di qualche tempo verranno modificati e ridimensionati. Oppure diventeranno una routine a cui ci abitueremo, e le abitudini sono più facili da tollerare, in quanto tali.
In qualità di collaboratori non avremo il compito di occuparci di quello che avviene prima della procedura terapeutica, perché è presumibile (non insindacabile) che saranno il personale dello studio e il titolare ad occuparsi di tutto quel percorso fatto da triage, anamnesi, eventuali test sierologici e vestizione del paziente.
Questo percorso è stato ampiamente presentato da Meng et al. qui:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7140973/
Ripreso da Graziani e Izzetti qui:
E proposto già diverse settimane fa da tutti i principali gruppi di studio e associazioni scientifiche, a partire dal gruppo TRAP di Giovanni Sammarco, con le linee guida proposte quando ancora non ci eravamo davvero fermati.
https://drive.google.com/file/d/19Okn_ot76gnRQ3mAK2AGWpD58Wo6e7vh/view
E allora su cosa dobbiamo concentrarci noi?
Su quello che possiamo fare per lavorare in sicurezza in primis per noi stessi e poi certamente per il paziente.
Proveniendo da un’epoca in cui era emersa la grande necessità di lavorare in ottica conservativa e di minivasività, ci siamo tutti, chi più chi meno, innamorati degli inserti perio per ultrasuoni e dei manipoli per l’utilizzo delle polveri.
Oggi “scopriamo” che queste tecnologie sono quelle in assoluto maggiormente responsabili della creazione di aerosol, nemico pubblico numero uno di questi tempi.
Per capire bene la differenza tra aerosol e splattering vi consiglio questa lettura:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7093851/
1. La prima cosa che voglio dirvi è che un Igienista Dentale deve sempre saper lavorare con le curettes in maniera eccellente, ma non perché c’è un virus. Ma perché ci sono pazienti che per un motivo o per un altro non possono affrontare sedute terapeutiche che prevedano ultrasuoni e polveri. Qualche esempio? Il paziente asmatico, la donna in gravidanza, i pazienti con disabilità e così via.
Questo non per dire che dobbiamo tornare alle curettes e a farci venire male alle mani, ma per sottolineare che al bisogno dobbiamo poter garantire una terapia adeguata.
E a proposito di “al bisogno” forse in una prima fase di ripresa sarà necessario, magari selezionando i pazienti. Alternativamente possiamo stare a casa. Fate voi le vostre considerazioni ed eventualmente prendetevi le vostre responsabilità.
2. Questa era solo una premessa (mia personale, condivisbile o meno) poiché, citando la Mensi, se siamo abituati a lavorare con le polveri e con gli ultrasuoni, allora siamo già bravissimi nel maneggiare un aspiratore ad alta intensità e nel montare l’Optragate, giusto?
Secondo Harrel e Molinari (vi ho linkato il loro studio sugli areosol qualche riga fa) l’utilizzo di mascherine protegge l’operatore dal 60% al 95% e questo è un dato che ci fa riflettere.
Cosa possiamo fare per raggiungere il 100% di sicurezza?
Tante cose, dette su più fronti a partire dall’utilizzo di schermi e/o maschere per proteggere gli occhi e arieggiare l’ambiente di lavoro prima, dopo e magari anche durante la fase oprativa, come suggerito già da Giovanni Sammarco e Denise Calzolari nelle prime linee guida TRAP.
Possiamo e dobbiamo far fare due sciacqui preliminari al paziente come suggerito da Basso, Bordini et al. in questa revisione narrativa:
Recentemente anche AIDI si è espressa nel presentare un documento pratico e riassuntivo di quanto emerso nelle ultime settimane, con particolare focus sulle attività di nostra competenza ed è scaricabile a questo link:
PREVENZIONE DELL’INFEZIONE da Coronavirus Guida pratica per IGIENISTI DENTALI APRILE 2020
Tutte queste misure potranno farci ricominciare a lavorare? Forse sì. In prima istanza valutando di evitare procedure che producano aerosol e pian piano riappropriandoci di tutte le strumentazioni.
Non dimentichiamoci che verranno varate altre linee guida appena sapremo che, effettivamente, potremo tornare operativi e sono sicura che ognuno di noi sta già da tempo pensando a tutte le accortezze che potremo mettere in atto.
Speriamo che i tanti colleghi dei CdA che si sono prontamente attivati stiano riuscendo a far sedere la nostra figura al Tavolo Tecnico sull’ Odontoiatria.
http://www.odontoiatria33.it/interviste/19298/fase-2-presto-le-linee-guida-ministeriali.html
3. E poi possiamo pensare anche ad altro. Abbiamo tutti bisogno di lavorare, un bisogno che è ormai diventato anche una voglia e una esigenza che vanno al di là del mero fattore economico (sacrosanto).
Allora se, da quello che sta emergendo in queste settimane, sarebbe opportuno lavorare a quattro mani… Che cosa possiamo fare?
Possiamo aiutarci tra noi. Saranno pochissime se non nulle le realtà in cui ci verrà fornito l’aiuto di una ASO ed ecco due proposte che mi sono venute in mente mentre sentivo parlare la Mensi.
(Mensi che comunque ha detto che con doppia aspirazione, optragate, dpi, presciacquo, ambiente arieggiato ecc possiamo lavorare anche da soli.)
1. Per agevolare la ripresa del lavoro perché non assisterci a vicenda? Siete in due o più Igienisti a lavorare in uno stesso ambulatorio? Assistetevi a vicenda, prenderete dimestichezza con le nuove procedure, fornirete un aiuto prezioso che vi verrà contraccambiato e perché no, tornerete a sentirvi utili.
A titolo gratuito? Sì. Mia personale visione.
2. Tutti gli studenti che “si lamentano” perché fanno troppe poche ore di tirocinio, che vogliono vedere cosa succede nella vita di tutti i giorni in studio o che semplicemente vogliono contribuire alla ripresa delle attività lavorative, potrebbero candidarsi per tirocini volontari e mettersi a disposizione? Magari valutando sistemi assicurativi specifici?
Sono due idee semplici e dettate dal mio spirito di inguaribile ottimista che non si arrende (ne annoia) mai, ma potrebbero essere uno spunto interessante secondo voi?
Infine, un pensiero per tutti i pazienti parodontali.
Per riprendere gradualmente a lavorare, anche in assenza di assistenti, e in attesa di maggiori sicurezze per l’utilizzo di tutti gli strumenti che abbiamo, potrebbe essere utile fissare degli appuntamenti con i nostri pazienti parodontali.
I pazienti parodontali sono quelli che i questi mesi stanno correndo il rischio maggiore di recidive, peggioramenti e di un fisiologico crollo della loro compliance.
Allora perché non applicare quello che la Prof.ssa Genovesi propone da tempo con il suo protocollo di Full Mouth Disinfection Modificata? Ovvero un appuntamento dedicato alla motivazione che consenta al paziente di far rientrare in autonomia (grazie alle istruzioni da noi fornite) l’eventuale stato infiammatorio tissutale, abbassare la carica batterica e poi programmare un appuntamento successivo per la strumentazione?
Questo ci permetterebbe di:
1. prendere tempo (utile allo sviluppo di quelli che saranno i protocolli successivi, all’inserimento di test sierologici sistematici e tutto quello che il tempo ci farà sviluppare)
2. mantenere il contatto con il paziente
3. aiutare il paziente nel controllo dell’infiammazione e dell’infezione
E il paziente pagherò queste sedute? Sì se saremo bravi a sostenere la necessità di tali incontri in un momento storico così particolare. Ed è proprio nella relazione con il paziente che dovremo investire.
Le mie considerazioni per ora finiscono qui e spero che vi possano essere utili anche solo per pensare al domani come una nuova sfida da vincere e non come una battaglia persa.
Su una cosa sicuramente dovremo lavorare tanto: il rapporto con il titolare dello studio dentistico, con il dentista con cui collaboriamo. Sarà importante far capire che dobbiamo essere considerati una risorsa, e non solo un costo aggiuntivo per i dpi, in questa fase più che mai.
Dott.ssa Tatiana Giulia Rizzati
Igienista Dentale – Direttrice e Founder tartaronline
Il webinar della Dott.ssa Magda Mensi è a disposizione a questo link:
https://www.swissdentalacademyonline.com/webinar/la-parodontologia-non-chirurgica-durante-la-crisi-covid-19/