Introduzione
I difetti e le lesioni dello smalto, sono condizioni in costante aumento tra la popolazione mondiale. Nel corso degli anni sono stati proposti innumerevoli approcci non invasivi nel trattamento delle lesioni non cavitate, come ad esempio l’utilizzo di remineralizzanti a base di fluoro, fosfato di calcio amorfo, sigillanti per le superfici occlusali, ed infine, l’approccio più moderno è quello legato all’utilizzo delle resine infiltranti a bassa viscosità.
Sappiamo che le prime fasi della malattia cariosa sono caratterizzante da ipomineralizzazione (senza formazione di cavità), dovuta alla produzione di metaboliti acidi. Questo fenomeno è inizialmente reversibile, fino a raggiungere se non si interviene preventivamente e precocemente, l’aspetto cavitato, e a quel punto ci dovremo riferire ad esso come lesione cariosa vera e propria.
Ma quali sono le lesioni dello smalto? Come possiamo classificarle e soprattutto approcciare ad esse con trattamenti mirati e personalizzati?
Impariamo a conoscerle, cercando di rispondere alle domande più frequenti sull’argomento.
1) QUALI SONO LE LESIONI DELLO SMALTO? ESISTONO “MACRO-CATEGORIE” PER CLASSIFICARLE?
Le lesioni dello smalto possono essere suddivise in difetti qualitativi e quantitativi.
Per difetti quantitativi si intendono quelli in cui è presente una mancanza di smalto, apprezzabile su solchi, fossette, depressioni o zone sulla superficie della corona. Stiamo parlando di ipoplasia che si manifesta attraverso un’ assenza di tessuto.
I difetti qualitativi sono invece quei difetti in cui, lo spessore dello smalto risulta normale ma la durezza è insufficiente, parleremo quindi di ipomineralizzazione. Queste lesioni sono: White Spot, Brown Spot, Fluorosi, MIH, lesione traumatiche e lesioni post ortodontiche.
2) QUALI SONO LE CAUSE CHE LE DETERMINANO?
Possiamo classificare le lesioni dello smalto in difetti pre e post-eruttivi. Il difetto pre-eruttivo è un difetto legato a condizioni genetiche, anomalie di sviluppo, intolleranze alimentari, carenze nutrizionali, fattori di carattere ambientale, assunzione di farmaci e/o integratori (es. fluoro per via sistemica) ed altri fattori; l’elemento dentale erompe all’interno del cavo orale con la lesione già esistente e visibile. Il difetto post-eruttivo invece, è un difetto legato esclusivamente all’accumulo di biofilm batterico e la conseguente produzione di acidi sulla superficie dello smalto.
3) ESISTONO DELLE METODICHE PER EFFETTUARE UNA CORRETTA VALUTAZIONE DELLE LESIONI DELLO SMALTO ?
Valutare la lesioni dello smalto non è semplice, e ad oggi in letteratura non è riportata una differenza statisticamente significativa sulla valutazione clinica da parte dell’operatore e l’utilizzo di strumenti quali transilluminazione, laser-fluorescenza, rx e simili. Tutti gli strumenti citati possono aiutarci nella valutazione di quella che può essere l’estensione e la profondità della lesione, ma non ci forniscono indicazioni sul tipo di lesioni in esame.
4) QUAL’È L’APPROCCIO CLINICO PIÙ EFFICACE NEL TRATTAMENTO DI QUESTE LESIONI?
Ad oggi non esiste una terapia d’elezione nel trattamento dei difetti dello smalto. Sono diversi i trattamenti che si possono applicare, come la remineralizzazione, la microabrasione, le infiltrazioni di resine a bassa viscosità, e spesso possono essere necessari più approcci clinici per avere una risoluzione del difetto. E’ importante sottolineare che visti i limiti di tale applicazione, l’utilizzo delle resine infiltranti deve restare l’ultima scelta terapeutica da parte dell’operatore.
4) È POSSIBILE UTILIZZARE TRATTAMENTI SBIANCANTI DOPO L’APPLICAZIONE DELLE RESINE INFILTRANTI?
Assolutamente sì, bisogna solamente attendere un periodo di 30 giorni per evitare che i perossidi vadano ad inibire la polimerizzazione delle resine.
5) IL TRATTAMENTO CON RESINE INFILTRANTI PUÒ ESSERE RIPETUTO NEL TEMPO?
Il trattamento con resine infiltranti necessita di due applicazioni nella stessa seduta in quanto la resina a seguito della polimerizzazione tende a contrarsi, ma non è possibile ripetere l’applicazione nel tempo.
6) QUAL’È IL PROTOCOLLO DI REMINERALIZZAZIONE PIÙ EFFICACE?
Non esiste un protocollo più efficace di un altro. Il mio consiglio è sempre quello di applicare le mousse a base di ACP-F (Calcio e Fosfato Amorfo + Fluoro) per 20 minuti due volte al giorno, mediante l’utilizzo (quando possibile) di mascherine termostampate individuali, e rivalutare il pazienti ogni 30/40 giorni per decidere se continuare o modificare la terapia intrapresa.
Il tema trattato è in realtà molto più complesso di quanto possa sembrare, soprattutto se parliamo di prevenzione e di una corretta valutazione delle lesioni.
Questo mio breve intervento voleva essere solo uno spunto di riflessione sull’argomento, nella speranza che possa generare in chi legge po’ di curiosità e se possibile facilitare un primo approccio. Con la convinzione che tutto ciò che leggiamo e che è documentato, ci sia utile a maturare una più ampia visione dell’operatività dell’igienista dentale, vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione.
Dott. Daniele Modesti – Igienista Dentale
Bibliografia:
White defects on enamel: Diagnosis and anatomopathology: Two essential factors for proper treatment (part 1): Maud DENIS, Anthony ATLAN, Elsa VENNAT, Gil TIRLET, Jean-Pierre ATTAL; 2013 CEO Published by / Edite par Elsevier Masson SAS
White spots on enamel: Treatment protocol by superficial or deep infiltration (part 2): Jean-Pierre ATTAL, Anthony ATLAN, Maud DENIS, Elsa VENNAT, Gilles TIRLET; 2014 CEO Published by / Edite par Elsevier Masson SAS
Seow WK. Clinical diagnosis of enamel defects: Pitfalls and practical guidelines. Int Dent J, 1997; 47: 173-182
Edwina Kidd, Ole Fejerskov, Essential of dental caries, fourth edition, Oxford University
Ole Fejerskov, Edwina Kiss, Dental caries: the disease and its clinical management, second edition. Blackwell Publishing Company 2003-2008
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